Francesco Tedesco

Nacque ad Andretta, in provincia di Avellino, l’11 maggio 1853, da Emidio e Apollonia De Pietro.

Iscrittosi alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli, conseguì la laurea nel 1873. Nello stesso anno vinse il concorso bandito dal Ministero dei lavori pubblici percorrendovi tutti i gradi dell’amministrazione. Tuttavia, sin dall’avvio della carriera, e per oltre un ventennio, fu chiamato a far parte dei gabinetti ministeriali.
Nell’aprile 1884 sposò Amelia Cardelli, dalla quale ebbe un figlio, Ettore. Nominato presidente del consiglio provinciale di Avellino nel 1895, cinque anni dopo fu eletto deputato tra i banchi dei democratici liberali. Alla Camera mise a frutto le sue competenze entrando a far parte di diverse commissioni che si occupavano di questioni attinenti le ferrovie. Nel giugno 1901 un suo discorso su questo tema, in cui si denunciava il regime delle concessioni alle società private che andava a ledere gli interessi dello Stato, provocò la reazione dell’allora ministro dei Lavori pubblici Girolamo Giusso, il quale ottenne la sua dispensa dall’ufficio di ispettore generale. Tuttavia nel gennaio 1903 egli riuscì ad ottenere la revoca del provvedimento e, contemporaneamente, l’ambita nomina a direttore generale delle opere idrauliche.
Nel 1903 Giolitti lo volle nella sua compagine di governo come ministro dei Lavori pubblici, concedendogli poi anche l’interim del dicastero delle Poste e telegrafi. Nel marzo 1905 fu chiamato a far parte del Consiglio di Stato e assegnato alla Sezione III (finanze), ma centrale rimase per lui l’impegno nell’organizzazione della nuova amministrazione giolittiana. Fu artefice di una vasta riforma dell’amministrazione dei Lavori pubblici e intervenne in maniera decisiva nella materia delle strade ferrate.
Ministro del Tesoro nel Governo Luzzatti e nel successivo Governo Giolitti, dopo la Prima guerra mondiale fu alla guida del Ministero delle finanze fino al 1920. Diversi furono i provvedimenti da lui promossi in questa fase per fare fronte alla difficile fase post-bellica. Nell’agosto 1920 ritornò definitivamente al suo ruolo nel Consiglio di Stato. Morì tragicamente a Roma il 9 maggio 1921.

Leonardo Pompeo D’Alessandro