Giuseppe Leonida Capobianco
Nacque a Monteverde l’11 aprile 1892, da Antonio e Teresina Vella. Sposò Francesca Miele, nipote del patriota Antonio, originario di Andretta, ed ebbe due figli, Teresa e Antonio.
Ottenne il diploma di licenza in greco moderno e in diritto coloniale presso il Regio istituto orientale di Napoli. Qui si laureò, in Giurisprudenza, a Napoli.
Nel 1915 partecipò al conflitto mondiale col grado di sottotenente dei bersaglieri. Nel 1916 venne fatto prigioniero e trasferito nei campi di Sigmundsherberg e poi di Dunaszerdahely. Durante la prigionia fondò e diresse un periodico settimanale, intitolato “L’Attesa”. Sull’esperienza di prigioniero di guerra scrisse un diario dal titolo Impressioni e ricordi della prigionia di guerra in Austria, pubblicato a Napoli nel 1919 e poi di nuovo ristampato nel 1928.
Aderì al primo fascismo irpino, per poi allontanarsi dal Pnf già nel 1923 a causa di un profondo contrasto con la leadership irpina, venendo quindi espulso dal partito. Passò così su posizioni sempre più ostili al fascismo, aderendo tra l’altro al movimento Italia libera. L’avversione al fascismo gli costò un’attenta e costante vigilanza della corrispondenza postale da parte della Divisione polizia politica.
Intraprese numerosi viaggi di studio all’estero e tenne lezioni e conferenze in Belgio, Francia e Svizzera. Esercitò la professione di avvocato a Camerino, insegnando per qualche anno nell’università di quella città.
Nel 1931 fu eletto presidente del comitato campano della Società nazionale per la storia del risorgimento. I suoi scritti apparvero su numerose riviste e fu frequente collaboratore de “L’Università Italiana”. Sulle pagine di questa rivista, nel 1934, pubblicò due articoli in cui criticava aspramente la politica razziale della Germania nazista e il concetto stesso di razza.
L’attività di saggista e pubblicista di C. fu particolarmente feconda, sia in ambito storico-politico sia giuridico. Interessanti gli studi dedicati a protagonisti del risorgimento quali Paolo Boselli, Antonio Miele, Pasquale Stanislao Mancini, Francesco De Sanctis, Angelo Camillo De Meis e Alice Schanzer Galimberti.
Morì a Napoli il 14 febbraio 1946.
Enrico Pio Ardolino