Vito Alfonso Margotta
Nacque a Calitri il 1 giugno 1856, da Giuseppe e Cleonice Teresa Chiaia.
Studiò al liceo classico di Avellino e si iscrisse alla Facoltà di Matematica dell’Università di Napoli, laureandosi nel 1878.
A Napoli fu assistente presso la cattedra di Astronomia, laureandosi, nel 1880, anche in Ingegneria civile. Nel 1882 entrò nel Regio Corpo del Genio Civile.
Nel 1888 fu trasferito al Circolo ferroviario di Foggia.
Sposò nel 1891 Costanza Irace ed ebbe tre figli, Giuseppe, Cleonice e Francesco.
Fu assegnato, nel 1904, al Regio Ispettorato Generale delle Strade Ferrate e fu tra i tecnici che si occuparono, negli anni Dieci, della costruzione di parte della linea ferroviaria Succursale dei Giovi (tra Tortona a Arquata Scrivia), sulla tratta di collegamento Genova-Torino.
Fece parte del gruppo di tecnici che si occupò, tra il 1908 e il 1910, dello studio di fattibilità di un collegamento ferroviario tra Mogadiscio e Lough, nella Somalia italiana.
Nel corso della Prima guerra mondiale si occupò, tra l’altro, della realizzazione della strategica linea ferroviaria Montebelluna-Susegana (a ridosso del Piave, in provincia di Treviso). Per quel lavoro ottenne il riconoscimento, da parte del governo, di una benemerenza riservata al personale delle Ferrovie esposto ai rischi di guerra in zona d’operazione (22 maggio 1919).
Successivamente fu nominato capo del servizio delle costruzioni ferroviarie e coordinò i lavori per la realizzazione delle “direttissime” Firenze-Roma e Roma-Napoli (1922).
Fu membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, divenendone in seguito anche direttore. Nonostante il collocamento a riposo, avvenuto il 10 aprile 1923 per raggiunti limiti di età, fu nominato, in qualità di esperto esterno, nel Consiglio Superiore dei Lavori pubblici.
Nel 1923 fu nominato membro della Commissione Reale per l’Amministrazione provinciale di Avellino, di cui divenne preside, e fu tra i promotori del Consorzio intercomunale per l’approvvigionamento idrico dalle sorgenti del Calore.
Mori a Roma il 3 agosto 1935.
Donato Verrastro